Anno 1626: arriva a Corio un'ospite inattesa e pericolosa: la peste! 2
È la stessa dei Promessi sposi e falcia impietosamente anche i coriesi.
Morte e terrore, miseria e disperazione; la gente di Corio era abituata alle guerre, alle ruberie,
ai continui cambi di signori e padroni - Savoia, Marchesi del Monferrato, Biandrate... - alle scorrerie delle
truppe mercenarie (terribile quella delle soldataglie di Giovanni Acuto), ma non a questo flagello subdolo e feroce.
La peste! I contagiati vengono portati lontano dal paese, a valle, dove si costruiscono per loro capanne di frasche,
le «benè» (da cui il nome di Benne, la più importante frazione di Corio ai giorni nostri).
I superstiti abbandonano frettolosamente il paese e si rifugiano sui monti, nelle frazioni più sperdute,
nelle baite isolate, tentando di sfuggire alla «comare secca» che miete vittime a centinaia, a migliaia...
Sempre più su, sempre più in alto...
Dal 1629 al 1631 il flagello imperversa sul ventaglio della valle di Corio: è il terrore!
Poi, improvvisamente, poco prima di raggiungere l'ultimo gruppo di baite, proprio lassù in alto,
si ferma, scompare...
Quel gruppo di baite che si affacciano sulla pianura Piemontese si chiama, da allora, «la Calma».
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